Sette, otto settimane: meno di due mesi.
Lo
stadio di sviluppo di un feto, in quel momento, è ancora embrionale:
pesa un paio di grammi ed ha una lunghezza di un paio di centimetri. E'
molto, molto lontano dall'essere chiamato "Essere Umano": non esiste
neppure un cervello vero e proprio.
Eppure...
un piccolo miracolo, sta per verificarsi. Una porzione di tessuti
muscolari, nervosi e vasi sanguigni, microscopica (misura qualche
millimetro), inizia a... battere. E' qualcosa di straordinario, pensare
al primo battito di un cuore; prima c'era certamente fermento, il
microscopico corpicino in formazione, i tessuti che si differenziano, ma
quello, il primo battito del cuore, è movimento, è rumore, è vita.
Tum-tum, tum-tum, tum-tum
Tum:
ventricolo sinistro, il cuore si riempie, l'anidride carbonica viene
esplulsa; ventricolo destro, il sangue viene arricchito con ossigeno e
Tum! viene immesso nel corpo. Questo succede migliaia di volte ogni
singolo giorno: da quel primo Tum, quando ancora siamo dei microscopici
esserini senza quasi una forma, fino all'ultimo secondo della nostra
esistenza.
Tum-tum, tum-tum, tum-tum
E
quel rumore ci accompagnerà ogni secondo della nostra esistenza terrena.
Inarrestabile, instancabile, con una precisione infallibile, lui è là.
Certo, ci sono malattie, arresti, cuori più o meno in salute: ma
possiamo essere certi che, se stiamo pensando, parlando, dormendo, se
qualcosa funziona dentro di noi... vuol dire che abbiamo un cuore che
batte.
E'
il nostro motore, il nocciolo della nostra esistenza. Sede delle
emozioni, per gli antichi, registra tutto di noi: sa quando abbiamo
bisogno di lui, quando darci più forza. Quando siamo in pericolo, è il
primo ad accorrere in nostro aiuto, aumentando il ritmo; quando siamo
felici, condivide la nostra gioia.
E'
dentro di noi, ma allo stesso tempo indipendente da noi: ha una mente
sua, un piccolo nucleo di cellule cerebrali, che lo separano dalla
nostra volontà. Infatti, mentre ognuno di noi può trattenere il respiro,
nessuno di noi ha il potere di fermare il proprio cuore. Lo si può
rallentare, con alcune tecniche, o accelerare, correndo o saltando, ma
la nostra mente non potrà mai bloccarlo del tutto.
E'
dentro di noi, ma è quasi un altro essere vivente: il nostro amico più
fedele e presente. Non si perde un attimo della nostra esistenza e non
ci abbandonerà fino all'ultimo respiro. A volte addirittura dopo
l'ultimo respiro. E' successo ad alcuni, di essere morti e di avere un
cuore pulsante: come un eroe solitario, che non si arrende all'evidenza,
continua a lottare per mantenere calore e vita in un corpo ormai privo
di guida e di pensiero. E' quella che viene chiamata "Morte cerebrale."
E
grazie alla medicina, quell'eroe, nei nostri giorni, può essere
premiato: sì, perché può essere "donato", può spostarti dal corpo ormai
senza vita del suo precedente padrone e sostituire un cuore stanco e
malato. L'eroe solitario, che non si è arreso alla morte, può salvare
una vita: battere di nuovo in un altro corpo e ridare gioia, calore,
corse, amore ed emozioni a qualcuno che rischiava di perdere tutte
queste cose.
A
te, Cuore pulsante: a te, che sei il primo a partire e l'ultimo a
fermarti, a te che senza sosta mi sostieni e mi dai la possibilità di
esistere!
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